Nell’esperienza umana, può frapporsi tra l’esistenza e la possibilità di essere felici, una fissazione, un pensiero che si erge rigido come un muro, un pensiero che costruisce gabbie di abitudini e manie, prigioni di assoluti, di dubbi, di tutto o niente, di mai più o sempre. Che ha costretto a una claustrofobia cognitiva in cui l’unica cosa che prolifera è l’ansia e il rimugino. Ci si trova in un luogo mentale che dall’esterno risulta incomprensibile, eppure risucchia energia ed emette ansia. Tra coloro che soffrono di un disturbo ossessivo-compulsivo c’è anche chi accumula in casa oggetti inutili.
Anche le giornate di sole sono annebbiate da quell’angoscia di fondo, opprimente, che non trova mai quiete. I dubbi molto comuni sono relativi ad aver chiuso il gas, porta, macchina o aver spento le luci. Condividono tutti un grande timore: l’essere responsabili di un possibile evento catastrofico. Quando il livello dell’ansia sale non si è sicuri di aver staccato tutto. Nemmeno se si sta fissando la spina staccata. Quando non ci si fida del ricordo dell’esito dei controlli effettuati, si tende a ripeterli. Ma la ripetizione dei controlli, a sua volta, compromette la memoria dei controlli stessi. Tornare indietro numerose volte per controllare costringe a tardare o a far saltare appuntamenti, anche piacevoli. Si rimane impigliati in situazioni ripetitive, al di là del ragionevole dubbio di aver chiuso la porta di casa o di aver sbagliato a scrivere qualcosa di importante, che diventa un tarlo per l’esistenza, un chiodo fisso dal quale non ci si riesce a liberare.
Le ossessioni
Si presentano all’attenzione della mente contenuti ricorrenti, percepiti come parassiti invasivi, sgradevoli e irrazionali. Rispetto a questi ci si sente inermi, pur nella consapevolezza della loro irrealtà. Possono presentarsi sotto forma di pensieri, dubbi, immagini, impulsi, motivi musicali. A volte le ossessioni prendono forma di pensieri inaccettabili per il sistema di valori personale. Imprecazioni o immagini pornografiche possono affacciarsi nella mente di una persona molto religiosa. Il pensiero della contaminazione di un qualche batterio può tormentare un uomo di scienza. Altre ossessioni comuni includono l’avere frequenti pensieri di violenza e/o di danneggiare i propri cari. L’angoscia derivante è così forte che genera un grande timore di mettere in atto quei contenuti percepiti come inaccettabili. Una mamma può non riuscire più ad avvicinarsi alle posate, per timore di ferire con un coltello il proprio figlio. Le ossessioni mettono in moto l’urgenza di un controllo della realtà, avvertita come potenzialmente minacciosa.
Le compulsioni
Rituali, comportamenti ripetitivi o azioni mentali come contare, pregare, ripetere mentalmente formule scaramantiche riducono il senso di disagio e l’ansia derivanti dalle ossessioni. Rappresentano il tentativo illusorio di controllare l’imprevedibile, l’incerto dell’esistenza, le avversità potenzialmente sempre dietro l’angolo. Le compulsioni sono caratterizzate dalla ripetizione: il ripetere un comportamento o una formula al fine di neutralizzare l’ansia, o compiere azioni, anche mentali, per esorcizzare la malasorte in prossimità di eventi percepiti come rischiosi o negativi. Il riconoscere l’irrazionalità di tutto questo porta a tenere tutto nascosto. Purtroppo le compulsioni non risolvono il problema delle ossessioni. Anzi le aumentano, creando un circolo vizioso da cui risulta quasi impossibile uscire. Ci entrano spesso anche i familiari, con alti livelli di stress e compromissione della vita, e giocando un ruolo importante nello sviluppo e nel mantenimento del disturbo. Aiutano la persona nei rituali compulsivi, rassicurano o modificano abitudini quotidiane attorno al sintomo, allo scopo di alleviare o evitare l’ansia.
Una chiave interpretativa del disturbo identifica il nucleo principale in un’alterazione dei meccanismi di equilibrio tra una parte più istintuale, percepita come eccessivamente pericolosa, ed una morale, portatrice dei valori, dell’ideologia e delle inibizioni appartenenti alla persona, con la sua cultura di riferimento. Inoltre appare evidente come aspetto integrante il disturbo ossessivo compulsivo sia la tendenza al controllo, caratteristica che non è a priori negativa o positiva: può essere un deterrente per i rapporti, ma nella sfera lavorativa può essere premiata. Non è quindi questione di eliminare alla radice un male, ma di comprendere il perché non sia possibile accettare un’incognita, l’imprevedibilità che fa parte dell’esistenza umana. Dal momento che è legge naturale che più si tenti di controllare ciò che accade e più, in fondo, non è possibile smettere di pensarci e di essere preda di quelle paure che si tenta di esorcizzare.
La linea sottile con altri disturbi
Chi soffre di un disturbo ossessivo compulsivo potrebbe avere delle convinzioni molto radicate e difficili da scardinare, esattamente come chi soffre di disturbi psicotici, che fatica a distinguere il reale da ciò che non lo è e può presentare deliri e allucinazioni. La credenza magico-superstiziosa che i propri pensieri abbiano una qualche influenza sulla realtà si veste di un senso e nesso logico e concreto, non per una reale convinzione, ma perché non si può escluderla con certezza, e oltretutto sbagliarsi avrebbe un costo elevato, soprattutto in termini di sentimenti di colpa e ansia. Il quadro sintomotalogico di un disturbo ossessivo compulsivo, includendo spesso anche azioni e comportamenti ripetitivi (compulsioni) può renderlo simile ad un disturbo dello spetto dell’autismo.
Rimanere dove si è, con il proprio malessere, anche se non è piacevole, è più semplice e rassicurante che iniziare a smuovere una montagna mentale. Può sembrare necessaria e sufficiente l’illusione che basti consultare un elenco di sintomi e fare il gioco “ce l’ho/mi manca” per convincersi di avere o non avere un disturbo. In realtà non è un semplice elenco a definire quello che si è. Non basta per dare un senso alle proprie difficoltà e avere gli strumenti idonei a trattarle. Spesso è proprio quello che si fa per difendersi dai propri “demoni” che li mantiene in vita.
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