Andare sempre più oltre ogni limite fa parte della natura umana. A questa dobbiamo le scoperte che hanno permesso di conoscere il mondo in cui viviamo. Non è bastato scoprire che la terra è rotonda: l’uomo l’ha percorsa tutta, camminata, navigata, scavata, scendendo nei cunicoli, si è alzato in volo e si è anche allontanato da lei per arrivare sulla luna. Servono la giusta temerarietà, una buona dose di coraggio, e qualche volta anche della sana incoscienza, ma questo è l’uomo, con la sua natura, un po’ celata per qualcuno, un po’ esagerata forse per qualche altro.
L’uomo è costretto ad affrontare impegni e doveri nella quotidianità, ma la ricerca di quel brivido non lo ha mai abbandonato.
Che la nostra possa essere definita “società del rischio” è ormai noto. I media diffondono ciclicamente notizie di giovani dediti a inseguire l’ultima moda a tema “giochi pericolosi”, con una trattazione spesso enfatizzante, preoccupata e preoccupante. Ci si interroga sulle motivazioni per cui svago e azzardo si confondono, leggerezza e disagio si sovrappongono. Il campionario è vasto. Dai film horror o ad alta tensione alla sperimentazione di droghe o comportamenti a rischio. Balconing, binge drinking, blue whale, sono solo alcuni nomi di un morbo difficile da debellare. Un vero e proprio fenomeno di costume e società sono diventati gli sport estremi: pratiche sportive che portano l’uomo in diretta concorrenza con i propri limiti. Sport di acqua, di aria e di terra.
L’attrazione del brivido
Cosa spinge un uomo d’affari a investire il suo denaro in un progetto non completamente sicuro? Come si può arrivare al punto di rischiare la propria vita per un selfie estremo? Come può la paura, che ci allontana dalle minacce, paradossalmente farcele ricercare, talvolta perfino in maniera morbosa? Se torniamo indietro con la memoria a quando eravamo bambini, potremmo ricordarci di quando sull’altalena cercavamo di darci la spinta per lanciarci in aria, il più possibile in alto. Il brivido ha il suo fascino: anche se con sfumature varie ed individuali, ci piace sentire l’adrenalina che entra in circolo. Come la pratica degli sport estremi, anche la visione di filmati e programmi provoca l’aumento della secrezione di adrenalina. Viene stimolato il meccanismo di “attacco-fuga” necessario per la sopravvivenza di fronte a un pericolo.
Come si potrebbe vivere senza paura? Sicuramente molto molto meno. La paura è un’emozione innata nell’uomo e utile alla sopravvivenza. Il più delle volte è considerata un’emozione negativa, come la rabbia e la tristezza, per le sensazioni spiacevoli generate di fronte a uno stimolo potenzialmente pericoloso. D’altro canto la paura un po’ piace: l’alta velocità attrae. Chi si getta col paracadute vuole sperimentare la sensazione di cadere nel vuoto. La paura può quindi anche aiutare a prendere consapevolezza dei propri limiti e spingere a superarli. È proprio questa ambivalenza che causa una forte attrazione per le famose sensazioni forti, sentita maggiormente da chi va a caccia di sensazioni, il cosiddetto Sensation Seeker. C’è anche chi con la paura ci lavora ogni giorno: pompieri, stuntmen e professionisti di sport estremi.
Sulla strada del rischio
Le esperienze vissute durante l’infanzia e nell’adolescenza hanno il loro peso. Il rischio è il mestiere di chi comincia come buttafuori nei locali o muratore sui grattacieli. Da piccoli si trascorre più tempo sugli alberi che con i piedi per terra. Aver vissuto a stretto contatto con attività rischiose o in un ambiente che premia chi intraprende rischi piuttosto che chi va sul sicuro sono fattori che possono contribuire a far nascere uno stuntman. La maggior parte degli appassionati di sport estremi sono mossi dal desiderio di provare sensazioni nuove. Non da tendenze distruttive come in altri casi in cui anche deficit nella valutazione dei rischi e una falsa sensazione di onnipotenza nella sfida alle proprie capacità possono essere disastrosi.
In una società che attribuisce grande valore all’autocontrollo e alla razionalità, cimentarsi in attività rischiose, sconsiderate, estreme e potenzialmente autodistruttive, appare un modo per realizzare se stessi. Celebrare l’evasione fisica e mentale dalla monotonia dettata dall’adesione coatta alla routine quotidiana. In un mondo sempre più mediato, sperimentare l’ignoto, spingersi oltre i limiti propri e altrui sembra l’unico modo per vivere un’esperienza autentica. Uscire vincenti da una sfida su elementi naturali aumenta l’autostima e la sensazione di essere in grado di fare qualcosa di unico e speciale. Supera qualsiasi paura, qualsiasi scarica di adrenalina.
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